AL G.I. DI PALERMO IL 21.7.1988 (Fot. 850655 Vol. XLVII)
“Confermo, previa lettura avutane, la dichiarazione da me resa al P.M. di Bologna, dott. L. MANCUSO, il 4.3.1988 (Vol. XLVII, ff 183-187).
Debbo dire, però, che per quanto riguarda le mie dichiarazioni sull’avv. DI PIETROPAOLO si tratta di mere sensazioni e valutazioni, squisitamente personali, la cui attendibilità non sono in grado di riferire; pertanto, non le confermo.
Vorrei soggiungere che mi trovo in uno stato di profondo disagio, perché ho appreso da mio padre, al quale ciò è stato comunicato da mio fratello, che adesso i pentiti della mafia starebbero facendo rivelazioni anche sulla esecuzione materiale dell’omicidio MATTARELLA da parte di mafiosi; e Valerio, secondo quanto mi ha riferito mio padre, ha soggiunto: «adesso, sono problemi per quelli che mi hanno accusato dell’omicidio MATTARELLA».
Ignoro da chi mio fratello avrebbe appreso queste notizie; forse, ma è soltanto una mia opinione, dai giornali o dalla televisione.
Ho appreso ciò da mio padre in occasione di un permesso, concessomi dal magistrato di sorveglianza, dal 1° al 13 giugno scorso, che ho trascorso a casa dei miei familiari, a Roma.
In sostanza, io non posso che ribadire la verità del fatto storico di avere appreso personalmente da mio fratello Valerio, con le modalità che ho riferito nei miei precedenti interrogatori, che egli era coinvolto nell’omicidio di un uomo politico siciliano, che secondo le Autorità si identificherebbe nell’on. MATTARELLA.
Per quanto mi riguarda, ribadisco di non sapere e di non avere altri elementi per stabilire se egli ha effettivamente commesso questo omicidio; ma non posso sostenere, per onestà intellettuale, che egli non mi abbia confidato ciò, anche se, ove ritrattassi, probabilmente la mia situazione ne trarrebbe beneficio.
A D.R. Per quanto concerne l’omicidio di Michele REINA, segretario provinciale della D.C. di Palermo, che la S.V. mi dice essere avvenuto, in Palermo il 9.3.1979, debbo dire
che apprendo soltanto adesso di tale omicidio e che il nome di REINA non mi dice nulla.
A D.R. Escludo che mio fratello mi abbia mai detto di essere in qualche modo coinvolto nell’omicidio suddetto.
Apprendo dalla S.V. che le vedova di Michele REINA ha recentemente reso una dichiarazione nel corso della quale ha fotograficamente notato una somiglianza fra il killer di suo marito e mio fratello Valerio ed ha precisato delle modalità di esecuzione dell’assassinio che ricordano gli omicidi commessi da mio fratello, secondo quanto la S.V. mi dice.
Al riguardo, ribadisco che di tale omicidio non mi risulta nulla e che mai ne ho parlato, con Valerio o con altri.
A D.R. Se ben ricordo, il 6.3.1979 era l’anniversario della morte di Franco ANSELMI, che si intendeva commemorare con un’altra rapina in un’altra armeria, come quella in cui era stato ucciso l’ANSELMI.
Trattasi della rapina in danno dell’armeria Omnia Sport che, però, fu commessa qualche giorno dopo, cioè, lo stesso giorno in cui io sono stato dimesso dal carcere.
Io, quindi, non ho partecipato alla rapina, che però è stata commessa da mio fratello Valerio, Francesca MAMBRO, Giuseppe DI MITRI, Alessandro ALIBRANDI, Dario PEDRETTI, Alessandro PUCCI, Gabriele DE FRANCISCI ed altri.
In quel periodo, Valerio era molto attivo sulla piazza di Roma e, se ben ricordo, si allontanò da questa città dopo una decina di giorni dalla consumazione della rapina, per distribuire parte delle armi sottratte ai gruppi che voleva creare nel Nord, a Trieste e Rovigo.
Anzi, non sono nemmeno sicuro, adesso, se sia allontanato da Roma o se la consegna delle armi sia avvenuta nella Capitale. Quel che è certo è che non ho mai sentito parlare di un suo viaggio in Sicilia in quel periodo“.
La drammatica vicenda di Cristiano FIORAVANTI e le pressioni esercitate per condizionare la sua condotta processuale, ovviamente, non cessano.
Ne è riprova la lettera al Giudice Istruttore di Palermo del 26.8.1989.