26 marzo 1986 – Dichiarazioni di Cristiano Fioravanti rese al Pubblico Ministero di Firenze

RESE AL P.M. DI FIRENZE, il 26.3.1986 (Fot. 607528 Vol. XIII)

“…. Ho chiesto di conferire urgentemente con lei per rendere le seguenti dichiarazioni, a render le quali sono mosso dal desiderio che mio fratello Valerio faccia completa chiarezza su quanto ha compiuto.

Io non sono capace di accettare nel mio animo che egli possa aver commesso la strage di Bologna della quale è accusato, ma nello stesso tempo voglio porlo con le spalle al muro perché chiarisca tutto quello che ha fatto.

Ed allora voglio dire quello che so dell’omicidio MATTARELLA.

Noi, il giorno dell’omicidio MANGIAMELI… (…io, Valerio, Francesca MAMBRO e Giorgio VALE stavamo ad un bar… MARIANI Dario era nella piazza al luogo di appuntamento con MANGIAMELI…), eravamo in attesa che giungesse anche la moglie del MANGIAMELI che sapevamo doveva venire a prenderlo.

Ma la moglie non venne poi all’appuntamento e venne invece VOLO (n.d.r.: per un preciso riscontro, vedi la sentenza della Corte di Assise di Roma 16.7.1986 relativa a quell’omicidio nonché le dichiarazioni di Alberto VOLO, infra).

Dai discorsi fattimi la mattina, capii che avevano deciso di agire non solo nei confronti del MANGIAMELI ma anche nei confronti di sua moglie e perfino della bambina ….

Comunque, la mattina le motivazioni delle azioni da compiere contro il MANGIAMELI erano sempre le solite e cioè la questione dei soldi, la questione della evasione del CONCUTELLI. Fu poi compiuto l’omicidio del MANGIAMELI e come ho detto sua moglie non venne all’appuntamento.

Il giorno dopo rividi nuovamente Valerio e lui era fermo nel suo proposito di andare in Sicilia, per eliminare la moglie e la bambina del MANGIAMELI, e diceva che bisognava agire in fretta, prima che venisse scoperto il cadavere di MANGIAMELI e la donna potesse fuggire. Io non riuscivo a capire quella insistenza nell’agire contro la moglie e la figlia del MANGIAMELI…

allora Valerio mi disse che avevano ucciso un politico siciliano in cambio di favori promessi dal MANGIAMELI e relativi sempre alla evasione del CONCUTELLI oltre ad appoggi di tipo logistico in Sicilia.

A proposito di CONCUTELLI, Valerio mi fece cenno al fatto che MANGIAMELI o chi per lui poteva, attraverso un medico, far sì che CONCUTELLI andasse in ospedale o in un altro carcere (n.d.r.: per un puntuale riscontro, v. appresso).

Mi disse Valerio che per decidere l’omicidio del politico siciliano vi era stata una riunione in casa MANGIAMELI e in casa vi erano anche la moglie e la figlia di MANGIAMELI, riunione cui aveva partecipato anche uno della Regione Sicilia, che aveva, dato le opportune indicazioni e cioè la «dritta» per commettere il fatto.

 Mi disse Valerio che al fatto di omicidio avevano partecipato lui e CAVALLINI e che Gabriele DE FRANCISCI aveva dato loro la casa.

Non mi dette altri particolari su questa casa e cioè non mi disse se era di proprietà della famiglia DE FRANCISCI o presa in affitto e da chi: mi disse, ripeto, che Gabriele DE FRANCISCI aveva dato la casa, lì a Palermo, in un luogo non lontano da quello ove si svolse il fatto di omicidio (n.d.r.: per un preciso riscontro, circa l’esistenza di abitazioni di intimi familiari del DE FRANCISCI nelle vie Tasso, Ariosto e Rapisardi di Palermo, vicine al viale della Libertà, ove venne consumato il delitto, v. appresso).

L’azione contro la moglie e la figlia del MANGIAMELI veniva motivata da Valerio col fatto che esse erano state presenti alla riunione: diceva Valerio che una volta ucciso  il marito erano pericolose quanto lo stesso MANGIAMELI.

Poi l’azione contro le due donne non avvenne in quanto il cadavere di MANGIAMELI fu poco dopo ritrovato” (n.d.r.: per un puntuale riscontro, cfr. la sentenza, già citata, della Corte di Assise di Roma del 16.7.1986).

Con questa dichiarazione, Cristiano FIORAVANTI ha compiuto la scelta di rivelare tutto ciò che sa.

Il giorno successivo, al P.M. di Roma, dopo dettagliate dichiarazioni concernenti i rapporti fra l’estrema destra e la “banda delle Magliana” nonché l’omicidio di Mino PECORELLI (sui quali v. appresso), Cristiano conferma le dichiarazioni sull’omicidio MATTARELLA.