AL G.I. DI PALERMO IL 29.3.1986 (Fot. 607544 Vol. XIII)
Anche di tale interrogatorio, nel quale Cristiano FIORAVANTI conferma le dichiarazioni rese nei giorni 26 e 27 marzo 1986, è sufficiente trascrivere qui alcuni passi, idonei ad illuminare il travagliato “iter” psicologico in esito al quale Cristiano decide di rivelare ciò che sa sull’omicidio MATTARELLA, nonché a fornire ulteriori precisazioni in punto di fatto.
“… Preciso che già nel 1982 (n.d.r.: v. dichiarazioni del 28.10.1982) io esternai la mia convinzione, sotto forma di supposizione, che mio fratello Valerio avesse ucciso un politico siciliano. Ricordo che ne parlai a proposito dell’omicidio PECORELLI con il magistrato che si occupava di quelle indagini.
In realtà, io sull’omicidio MATTARELLA avevo appreso direttamente da mio fratello Valerio, ma ritenni all’epoca di esternare soltanto mie asserite supposizioni per saggiare quale fossero le reazioni di mio fratello.
Preciso meglio che io ho amato molto mio fratello e ho dedicato a lui la mia vita, poiché ero convinto che agisse per ragioni esclusivamente ideali e pure.
Senonché, dopo le accuse recentemente mossegli a proposito della strage di Bologna…, ho cominciato a dubitare che mio fratello fosse invece inserito in un giro diverso e che le motivazioni delle sue azioni fossero più oscure. Ho deciso pertanto di metterlo definitivamente alla prova.
Io so, infatti, per avermelo lui stesso rivelato, che egli è coinvolto nell’omicidio MATTARELLA.
Se egli lo ammetterà, continuando però a negare la partecipazione alla strage di Bologna, ne dedurrò che di quest’ultima è innocente.
Se negherà invece anche l’omicidio MATTARELLA, che io come ho detto so che ha commesso, ne dedurrò che è possibile un suo effettivo coinvolgimento nella strage di Bologna…”.
Quindi, dopo aver parlato delle promesse non mantenute del MANGIAMELI circa gli appoggi e gli aiuti da ricevere in Sicilia, ha soggiunto:
“…. questi appoggi ed aiuti sarebbero venuti al MANGIAMELI ed al nostro gruppo, come mi disse mio fratello, in cambio di un favore fatto ad imprecisati ambienti che avevano interesse all’uccisione del Presidente della Regione Siciliana.
All’uopo, era stata fatta una riunione a Palermo in casa del MANGIAMELI, in periodo che non so di quanto antecedente all’omicidio del MATTARELLA, e nel corso di essa erano intervenuti, oltre al MANGIAMELI, mio fratello Valerio, la moglie del MANGIAMELI, ed una persona della Regione (non so se funzionario o politico)…
Aggiunse mio fratello che l’omicidio era stato poi effettivamente commesso da lui e dal CAVALLINI, mentre collaborazione era stata prestata da Gabriele DE FRANCISCI, il quale aveva procurato una casa di appoggio, sempre necessaria allorché si procede ad azioni armate.
Circa l’uso della casa, debbo far presente che nelle azioni armate è sempre necessario averne una a disposizione e non ha importanza se questa è occupata o meno da persone che non debbono essere messe al corrente del fatto.
Ci si può infatti ivi presentare, occultando le armi sulla persona, come amici in visita e trattenersi il tempo necessario perché venga allentata la pressione di polizia, che scatta nella immediatezza del fatto criminoso. La casa deve infatti trovarsi nelle vicinanze del luogo del delitto…
D.R. Solo recentemente ho appreso da Sergio CALORE che si trova detenuto con me a Paliano, che i primi contatti di mio fratello Valerio col MANGIAMELI risalgono al 1979, probabilmente.
In particolare, tra l’altro, il CALORE mi ha rivelato che nel 1979 mio fratello, Giuseppe DI MITRI e Roberto NISTRI, capi militari di Terza Posizione, si recarono da lui per chiedergli un mitra UZI che doveva servire… in una progettata evasione del CONCUTELLI a Palermo.
Il DI MITRI ed il NISTRI erano legati notoriamente al MANGIAMELI….
Il MANGIAMELI, peraltro, era il responsabile in Sicilia di Terza Posizione ed ovviamente non poteva essere estraneo a quel progetto di evasione del CONCUTELLI, al quale, come ho appreso dal CALORE, anche mio fratello partecipava…”.