29 marzo 1990 – Dichiarazioni di Cristiano Fioravanti alla Corte d’Assise d’Appello di Bologna

ALLA CORTE DI ASSISE DI APPELLO DI BOLOGNA IL 29.3.90

(Fot. 918994 Vol. LXVII)

“… viene introdotto FIORAVANTI Cristiano.

Si dà atto che è presente il difensore di ufficio CAVARRETTA del Foro di Bologna.

Quindi, il dr. ESTI legge le dichiarazioni rese dal teste il giorno 22 marzo 1990.

Non intendo rispondere a domande come quelle che la S.V. mi formula, intorno all’omicidio MANGIAMELI.

Alla domanda se conoscesse il MANGIAMELI risponde:

Io conobbi costui soltanto il giorno che lo prelevammo. Sapevo che era un dirigente di T.P.

Non intendo rispondere alla domanda circa i rapporti intercorrenti tra il MANGIAMELI e mio fratello.

Confermo le dichiarazioni da me rese nel corso del processo in ordine al delitto MANGIAMELI, non confermo dichiarazioni che abbiano ad oggetto l’omicidio MATTARELLA.

Il Procuratore Generale produce documento contenente dichiarazioni rese da Cristiano FIORAVANTI al Procuratore della Repubblica il 4.3.1988 (v. prima).

A D. risponde:

Effettivamente, mentre ero detenuto nelle Carceri di Paliano ove trovavasi anche il dott. MANCUSO, sentii il bisogno di fare una dichiarazione spontanea.

A D. del dr. ESTI risponde:

Voglio far presente che nel fare dichiarazioni in passato in ordine alla strage di Bologna, al delitto MANGIAMELI, al delitto MATTARELLA e delitto PECORELLI, fui influenzato da IZZO Angelo.

L’IZZO mise in discussione l’operato di mio fratello. Cominciava a dire che c’erano molti punti oscuri sull’operato di mio fratello.

Diceva che c’erano prove che coinvolgevano mio fratello nei fatti di cui sopra. Egli mi enunciò alcuni fatti e circostanze intese a sostenere la sua affermazione. Io rimasi sconvolto.

Di fronte agli elementi che enuncia l’IZZO io mi convinsi della fondatezza su quanto egli affermava a proposito di mio fratello. L’IZZO diceva che gli elementi che mi presentava li aveva desunti da confidenza dello stesso Valerio.

Successivamente, mi sono reso conto che mio fratello non potesse assolutamente essere stato partecipe di fatti così infamanti.

Se io avessi soltanto il dubbio che mio fratello potesse averli commessi sarei il suo più accanito accusatore.

L’IZZO, tra l’altro, cominciò anche ad accusarmi di cose che io non avevo mai commesso ed io cominciai a mia volta a non avere più fiducia in lui. Egli mi ha esposto anche al pericolo di incriminazioni. Per buona fortuna disponevo di elementi di sostegno di affermazione della mia innocenza.

Non confermo quanto dichiarato il 26 marzo 1986 al Procuratore della Repubblica di Firenze e il 25 aprile 1986 al Giudice Istruttore di Bologna relativamente alla volontà di mio fratello di sopprimere anche la moglie del MANGIAMELI e la figlia in relazione al fatto che egli aveva anche ammazzato un politico e la moglie ne era a conoscenza.

Preciso che io non confermo perché non intendo portare avanti questa accusa.

L’avv. BALDI chiede acquisirsi il documento prodotto dal P.G. (n.d.r.: dichiarazioni rese al P.M. di Bologna il 4.3.1988 – di cui prima).

L’avv. BERTI A. VELI di parte civile si associa alla richiesta dell’avv. BALDI.

L’avv. MANCINI chiede che prima dell’acquisizione del documento si dia termine alla difesa per poter esaminare il documento prodotto.

A questo punto dà lettura del documento perché le parti siano messe in grado di concludere circa la sua acquisibilità.

Rivolge peraltro domanda al Cristiano FIORAVANTI se ne conferma il contenuto e lui dichiara:

“Mi trovavo in un particolare stato d’animo, vedevo tutto nero e mi sentivo fatto segno ad un complotto.

Un paio di mesi dopo feci un’altra dichiarazione al dr. MANCUSO, sempre a Paliano, nella quale non confermavo le dichiarazioni rese perché erano dettate da questa mia mania di persecuzione.

 (Dopo che la Corte ha provveduto su talune istanze delle parti: n.d.r.)

Viene quindi richiamato Cristiano FIORAVANTI.

A D. dr. ESTI risponde:

Prendo atto della mia dichiarazione, in data 29 agosto 1983, secondo cui mio fratello dal febbraio del 1980 cominciò a frequentare la Sicilia dove era in contatto col MANGIAMELI.

Confermo la medesima ma non so dire chi abbia messo mio fratello in contatto col MANGIAMELI. Valerio mi disse che stava gettando le basi per fare delle rapine di autofinanziamento in quella città. Nulla sapevo del collegamento di questi viaggi con il progetto di evasione del CONCUTELLI. Nel «covo di Taranto» io misi piede nel settembre del 1980″.

Le ragioni che hanno ispirato la scelta processuale di Cristiano FIORAVANTI vengono lealmente spiegate in un successivo interrogatorio, importante per la sostanziale conferma logica della veridicità delle precedenti dichiarazioni.

Si tratta dell’interrogatorio del 24.7.1990, reso a questo Ufficio.